Omelia Natale 2023, Brugherio

Che Mistero che Dio si sia scomodato per noi!

Carrón · Julián Carrón
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27 diciembre 2023
“Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi? Il Figlio dell’uomo perché te ne curi?” (Sal 8,5).

Nessun’altra domanda sembra più adeguata ad esprimere lo stupore davanti al fatto che oggi celebriamo: che il Mistero che ha fatto tutto sia diventato carne ed abiti in mezzo a noi. Non era per niente scontato, malgrado noi ci siamo già abituati a sentirlo. Infatti, come dice il grande poeta Peguy: “Egli non aveva affatto bisogno di noi. Ed anche Gesù non aveva che da restare (ben) tranquillo… prima dell’incarnazione. Perché Egli è venuto? Perché è venuto al mondo? Bisogna credere, amico mio, che io ho una certa importanza… Un Dio, amico mio, Dio si è scomodato per me”. Questo lo può dire ciascuno di noi. “Ecco il cristianesimo – continua Peguy – Tutto il resto non è altro che ciò che Tucidide, nell’intimità, chiamava bazzecola; in greco: meno di niente”. (Veronique)

Dio si è scomodato per noi. Questo è il grande annuncio che oggi la Chiesa rivolge a ciascuno di noi perché possiamo capire tutta la nostra importanza per Lui, tutta la stima che Dio ha per il nostro nulla.

“Quale fu la ragione – si domandava anche Santa Caterina da Siena – che tu ponessi l’uomo in tanta dignità? Certo l’amore inestimabile con il quale hai guardato in te medesimo la tua creatura e ti sei innamorato di lei; per amore, infatti, tu l’hai creata, per amore tu le hai dato un essere capace di gustare il tuo verbo eterno”. (Il dialogo della Divina Providenza)

Che Mistero che Dio si sia scomodato per noi!

Che cosa è successo perché il Natale abbia cambiato così tanto di significato, perché siano così poche le persone che si stupiscono come si stupiva Peguy o Santa Caterina, e tutto sia diventato abitudine? Cosa resta di questo annuncio che commuoveva tanti? Qualche segno di quello che succede in questi giorni può farlo capire.

«In questi ultimi giorni – mi dice una persona – su Instagram sto leggendo tantissimi post in cui si danno consigli su come “sopravvivere” a questi giorni di festività, su come cercare di non farsi divorare dall’ansia, dalla tristezza, dall’angoscia». Possiamo riempire i nostri tavoli con tutto, possiamo darci tutti i regali che desideriamo, ma quello che domina è cercare di sopravvivere a quest’ansia. Questo è quello che vediamo. O altri che si scoraggiano perché manca «l’ambiente natalizio» nell’insieme, mentre altri si stufano per tutte le incombenze del Natale. Sembra che Chi festeggiamo nel Natale sia il grande assente, il “convitato di pietra”, ed il Natale diventa un’abitudine che non intacca più la noia. Anzi, ci ingombra.

Ma forse che il grido di salvezza – che tante volte sentiamo sgorgare – acquisti adesso la forma dell’ansia, della tristezza, dell’angoscia, della solitudine, perché Colui che era venuto a rispondere al grido è stato fagocitato da tutte le nostre abitudini? Un fatto particolare della storia che è stato sussunto, inglobato nella nostra mentalità, fino a svuotarlo di significato.

Ma se la mancanza o il disagio o l’insopportabilità che sentiamo fosse l’opportunità per noi di scoprire di nuovo, dopo secoli, la novità che celebriamo nel Natale? Forse non può essere questa l’occasione per capire che tutto il disagio che sentiamo o il vuoto che presentiamo non è il nemico del Natale, ma proprio il nostro alleato per scoprirlo? Se fosse così, si capovolgerebbe tutto il significato di questo disagio. Perché tutto questo disagio, tutto questo vuoto, è proprio il segno di come il Mistero ci ha fatto, con un desiderio così sconfinato perché stava pensando al giorno in cui sarebbe successo quello che celebriamo: che avrebbe inviato suo Figlio per riempire il vuoto, per riempire ciò che nessun’altra cosa può riempire. Niente di tutto quello con cui noi cerchiamo di riempire il vuoto è in grado di farlo.

Quella presenza che oggi nasce, amici, viene a riempire il vuoto con la sua pienezza. Per questo, come ha detto il Concilio Vaticano II, “il mistero dell’uomo – quello che noi siamo, questo mistero che siamo per cui non ci basta nulla – trova vera luce solamente nel mistero del Verbo incarnato”, del Verbo che nasce oggi. Perché tutto questo desiderio di cui parla Sant’Agostino – “Ci hai fatti per te, o Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te” – è stato fatto per essere riempito di Lui.

Noi oggi possiamo vedere cos’è un Natale senza la consapevolezza di questa presenza che nasce. Che cos’è, senza che Lui risponda alla nostra mancanza, lo vediamo da che cosa diventa la vita. Forse occorreva che tutto si svuotasse per poter recuperare la sua novità, come quando il popolo di Israele in esilio ha potuto scoprire la verità del suo Dio?

E così uno può cominciare a rendersi conto quando qualcuno gli ridona il senso profondo di quello che celebriamo. Come scrive un amico ad un altro: “ti ringrazio per gli auguri, per l’avventura umana che stai dandomi la possibilità di vivere con un’intensità che nemmeno immaginavo! È proprio vero che Dio volge le circostanze, queste che noi viviamo, persino le più faticose o ingiuste, perfino le più vuote, verso un bene che nessuno può fermare”.

Per questo mi ha stupito una frase di un grande Padre della Chiesa, Origene: “A che gioverebbe a te – a me, ad ognuno di noi – che Cristo una volta sia venuto nella carne, se Egli non giunge fin nella tua carne?”, nella carne di ciascuno di noi? Come diceva un grande padre come don Giussani, Cristo è venuto per riempire la vita, “perché la gioia più grande della vita dell’uomo è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è veloce illusione o sterco”.

Un’avventura, quella a cui ci chiama il Natale, solo per audaci, solo per audaci come i pastori! Occorre essere disponibili ad accogliere un annuncio, come hanno fatto i pastori, per vedere riempirsi tutta la vita di gioia. Occorre la semplicità di Maria e Giuseppe per poter capire la pienezza che porta. Non occorre non so che tipo di sforzo! Basta la semplicità dei pastori per cogliere la novità, quella novità di cui parlava un altro grande Padre della Chiesa che è sant’Ireneo: “Cristo ha portato ogni novità, portando Sè stesso”.

Chissà se tutto quello che ci succede, l’angoscia, il vuoto, la mancanza, farà scattare la nostalgia di Lui, di quella Presenza che oggi ci viene annunciata, e apriamo il nostro cuore come Maria, Giuseppe e i pastori.


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